Finalmente l’approdo, nonostante lo scirocco, che sembrava rendere irraggiungibile l’isola e per questo ancora più desiderabile.

Il cono del vulcano incombente, maestoso, ma rassicurante; sbuffi di vapore, brontolii (di benvenuto?), sabbia nera impalpabile. Verrebbe voglia di indugiare, sdraiarsi, sentirne la soffice consistenza, ma sono pronte le vetture elettriche che ci conducono in albergo.

 Bianco, accogliente, architettura tipicamente eoliana, ampie terrazze, patio (e pulera), circondato di verde e di fiori dai colori intensi; l’azzurro della piscina invitante e sullo sfondo sempre lui “iddu”, lo Stromboli.

Bisogna rimandare la contemplazione, stanno iniziando le lezioni.

Comincia così questa breve, intensa vacanza all’insegna della gioia, in un’intima fusione con gli elementi della natura:  vento,  fuoco,  sole,  mare.

L’atmosfera è intima, amichevole, allegra, solidale. Tutti partecipano, senza distinzione tra ospiti e organizzatori, come quando un improvviso acquazzone ha inondato la terrazza e tutti, maestri compresi, a spazzare l’acqua, a spostare i tavoli… come a casa propria.

Valide le lezioni, superbe le esibizioni dei maestri in un’incantevole terrazza sotto le stelle.

La full immersion di tango concede, comunque, spazio ad altre fruizioni: invitanti, proprio sotto l’albergo, le calette con anfratti e rocce a picco sul mare: di fronte Strombolicchio, quasi a scandire lo spazio tra la costa e l’orizzonte.

L’esperienza più forte è stata certamente la scalata, rigorosamente a piedi, fino all’Osservatorio, quasi religioso pellegrinaggio, per sentire i profumi e il silenzio. Ognuno procede secondo il proprio ritmo, piccoli gruppi si aggregano e si sciolgono, per poi ritrovarsi tutti al punto d’osservazione. E’ già buio, qualcuno si sdraia, non bisogna aver fretta. Il tempo si ferma, l’attenzione si allenta: qualcuno va al bar, altri prendono posto intorno ai tavoli illuminati da candele, qualcun altro guarda il cielo, che sembra vicino, tempestato di stelle.

Improvvisamente un brusio che diventa ovazione: una lingua di fuoco emerge, tenue, cresce, si innalza al cielo, potente, in un bagliore che squarcia la notte. Un brivido di ammirazione e di rispetto sacrale. E poco dopo la replica. Il vulcano è generoso, l’impegno della salita è stato ricompensato. Sembra impossibile staccare lo sguardo. Per un po’ si dimentica che ci attende la cena e l’ultima milonga.

E se si ballasse qui, quasi una danza rituale o propiziatoria in onore della divinità del luogo?

Ci organizzeremo per la prossima occasione.

 

Enza